LA SEPSI IN PRONTO SOCCORSO: APPROPRIATEZZA DELLA DIAGNOSI E ADERENZA ALLE LINEE GUIDA

Topic: LA RICERCA
Autore: VILLA ANTONIO
Affiliazione: A.O. DESIO-VIMERCATE, OSPEDALE DESIO, DESIO, ITALIA
Co-autori: Antonio Villa (1) - Marianna Gregorio (1) - Giulia Gallotta (1) - Stefano Rusconi (1) - Claudio Ciaramella (1) - Carlo Calissano (1) - Gaetano Zizzo (1) - Alessandra Perego (1)

AUTORE PRESENTANTE: > 35 ANNI

OBIETTIVI. La Surviving Sepsis Campaign (SSC) e più recentemente la “ Sepsis Six” (S6) prevedono un approccio in emergenza, nel paziente con sospetta diagnosi di sepsi con alcuni atti diagnostico-terapeutici che sarebbero in grado di stabilizzare il paziente e ridurre la mortalità. Abbiamo analizzato retrospettivamente la casistica afferente al nostro PS valutando l'aderenza alle raccomandazioni e gli esiti.
METODI. Abbiamo estratto dal sistema informatico tutti i pazienti adulti dimessi dal PS dal 01/01/13 al 30/06/14, con diagnosi di “sepsi/shock settico”. I documenti di PS sono stati rivisti da un secondo operatore sulla base delle definizioni della SSC, sono stati valutati gli atti diagnostico-terapeutici e calcolati i tempi di intervento secondo i criteri della S6. E' stato registrato l’esito sulla base della relazione alla dimissione e della SDO.
RISULTATI. Sono stati estratti 212 pazienti; la diagnosi non è stata confermata in 37 (17%). In 121/175 pazienti (69%) sono stati eseguiti prelievi colturali in PS (emo- e/o urinocolture), solo in 18 (15%) entro un’ora dall’inizio della visita. In 121/175 pazienti (69%) è stata iniziata terapia antibiotica in PS, in 22 (18%) entro un’ora. La somministrazione della terapia in PS non correlava con la mortalità. Sessantatre pazienti (36%) sono deceduti; escludendo 31 pazienti che sono arrivati con una sintomatologia compatibile con evento terminale settico di una patologia cronica (neoplasie, sindrome da allettamento in pazienti con deterioramento cognitivo, malattie degenerative), la mortalità era del 22%. Confrontando singoli parametri clinici/laboratorio fra i gruppi di sopravvissuti e di deceduti la mortalità risultava significativamente associata a: leucopenia (GB <4000/mmc; p<0.05), piastrinopenia (Plt < 100.000/mmc; p<0.0001), PCR più elevata (p<0.04), lattati più elevati (p<0.0001; in particolare se > 2 mmol/l; p<0.002) e la gravità clinica all’arrivo calcolata con il MEWS (p<0.007).
CONCLUSIONI. La diagnosi di sepsi può non essere di semplice inquadramento in un contesto di PS; in considerazione della severità della sindrome è preferibile comunque una sovrastima (come può essere stato nella nostra casistica). La conoscenza delle linee guida e la loro applicazione sin dal primo approccio in PS può contribuire alla riduzione della mortalità. Si confermano i fattori predittivi di mortalità come riportato in letteratura.