Inquadramento e stratificazione prognostica del paziente affetto da sincope afferente al Pronto Soccorso

 

Autori: Dr. Marco Semprini, Dr. Enzo Tesei

U.O.C. di Pronto Soccorso (Dir: E. Tesei) – Ospedale di Velletri– AZIENDA USL RMH

 

 

 

La sincope (dal greco syn koptein, spezzare, tagliare insieme) è un disturbo di frequente riscontro nella popolazione generale. La genesi multifattoriale e la complessità del percorso diagnostico-terapeutico la rendono un fenomeno di sicuro interesse ma anche di difficile gestione, in particolare per i medici che operano in PS.

Per un adeguato inquadramento nosografico ed epidemiologico ne viene riportata la moderna e corretta definizione (Tab.1), sottolineando il definitivo abbandono dei termini di lipotimia e prelipotimia, dizioni generiche ed imprecise, non più accettate in ambito internazionale.

 

Tab. 1

SINCOPE = transitoria perdita di coscienza a risoluzione spontanea associata a compromissione del tono posturale

PRESINCOPE = sensazione di imminente perdita di coscienza con stordimento, offuscamento del visus, intensa astenia e difficoltà a mantenere la postura, in assenza di una completa compromissione dello stato di coscienza vigile

 

La sincope, sintomo (e segno) ma non malattia, può esordire in modo improvviso o essere preceduta da prodromi, il recupero è spontaneo con ripresa quasi immediata sia dello stato di coscienza che di un comportamento e un orientamento adeguati. Il meccanismo fisiopatologico riconosce per la maggior parte dei casi un brusco e transitorio deficit della perfusione cerebrale (generalmente significativo se ≥ 5 sec.) effetto di una critica riduzione della portata cardiaca dovuta ad una asistolia prolungata o ad una caduta della pressione arteriosa (PA sistolica ≤ 60-70 mmHg, PA media ≤ 30-40 mmHg, almeno in ortostatismo). Raramente si realizza una perdita di coscienza per disfunzione elettrica corticale parossistica (epilessia) o per alterazione del metabolismo cellulare cerebrale (ipoglicemia, tossici, etc.).

Molteplici studi hanno esaminato gli aspetti epidemiologici della sincope non sempre fornendo dati univoci ed omogenei a causa della diversa natura del campione, della metodologia di arruolamento e dei criteri clinici impiegati nel giudizio dei sintomi. Peraltro i risultati non sembrano esprimere la reale dimensione del fenomeno poiché solo una piccola parte dei soggetti con sincope (25-40%) si rivolge a strutture sanitarie. Pur con le limitazioni descritte una stima sulla popolazione adulta americana viene fornita dallo studio Framingham (valutazione biennale per 26 anni su oltre 5000 soggetti), che ha riportato una prevalenza di sincope del 3% negli uomini e del 3,5% nelle donne, con incremento all’avanzare dell’età (Tab.2).

 

Tab. 2

 

Uomini

Donne

Almeno 1 episodio sincopale

3%

 

3.5%

Età media al primo episodio sincopale

52

(range 17–78)

50

(range 13–87)

Prevalenza di sincope isolata

 


      0.8%                                                                                     3.8%

(Gruppo di età 35 – 44 anni)                                               (Gruppo di età > 75 anni)

 

Da Savage DD et al. The Framingham Study. Stroke, 1985.

Una analisi complessiva dei dati forniti dalla letteratura internazionale conclude che il 20-30% della popolazione generale sperimenta almeno un episodio sincopale nel corso della propria vita, anche se questo tende a rimanere fenomeno isolato nella maggior parte dei casi (60-80%), con tassi di recidiva ad 1 anno inferiori al 20%.

Non dissimili sembrano i dati rilevabili nel nostro Paese (OESIL, Registro del Friuli) anche se limitati dall’esiguo numero degli studi, dalla mancanza di definiti protocolli diagnostici, di specialisti o strutture di riferimento e di un adeguato follow-up dei pazienti, spesso cogestiti.

Il modo più frequente ed utile di classificare la sincope è quello che segue il criterio eziopatogenetico, che ne distingue 3 forme principali: cardiovascolare, non cardiovascolare e di natura indeterminata (Tab.3).

 

Tab. 3

S I N C O P E   C A R D I O V A S C O L A R E   (45 – 60%)

CARDIACA

(16–20%)

Neuromediata

(32–40%)

Cerebrovascolare

(2–5%)

 

♦ MECCANICA

 Da ostruzione al flusso:

- Stenosi aortica

- Cardiomiopatia ipertrofica

- Mixoma striale

- Stenosi valvolare

- Embolia polmonare

- Dissezione aortica

- Malfunzionamento di protesi

- Tamponamento cardiaco  

 Da severo deficit di pompa:

- Infarto miocardio acuto

- Ischemia severa

 

ARITMICA

- Bradicardia sinusale marcata

- Blocco S-A

- Arresto sinusale

- BAV di grado avanzato o totale

- Malfunzionamento di PM

- Tachiaritmie sopraventricolari

- Tachicardie ventricolari maligne

 

 

NEUROCARDIOGENA

(Vasovagale o svenimento comune)

 

VISCERORIFLESSA

(Situazionale)

- Tosse

- Starnuto

- Deglutizione

- Defecazione

- Dolore viscerale

- Post-minzionale

- Post-prandiale

- Post-esercizio fisico

- Nevralgia trigeminale

- Nevralgia glosso-faringea

- Manovra di Valsalva

 

IPOTENSIONE ORTOSTATICA

Primitiva

- Disautomia essenziale idiopatica

- Sindrome di Shy-Drager

- Morbo di Parkinson

Secondaria

- Patologie del SNC o SNP

- Diabete mellito

- Amiloidosi sistemica

- Alcolismo

- Farmaci

- Deplezione di volume

 

SENOCAROTIDEA

- Cardioinibitoria

- Vasodepressiva

 

TIA

 

 

 

S. DEL FURTO DELLA SUCCLAVIA

 

 

 

EMICRANIA

 

 

 

MALATTIA DI TAKAYASU

S  I N C O P E   N O N   C A R D I O V A S C O L A R E (5 – 10%)

Metabolica

(2%)

Neurologica

(4–8%)

Psichiatrica

(3%)

♦ IPERVENTILAZIONE

♦ IPOGLICEMIA

♦ IPOSSIA

♦ EPILESSIA

 

 

 

♦ ANSIA

♦ ISTERIA

♦ ATTACCO DI PANICO

♦ DEPRESSIONE SEVERA

S I N C O P E   D A   C A U S A   I N D E T E R M I N A T A  (24 - 35%)

 

La forma neuromediata è quella di più frequente riscontro, con una classica distribuzione bimodale (primo picco al di sotto dei 35 anni e secondo al di sopra dei 75), spiegata  dalla spiccata reattività neurovegetativa dei soggetti giovani e dalla precaria omeostasi cardiocircolatoria di quelli anziani.

Nonostante riconosca spesso cause benigne, la sincope è un sintomo invalidante, potenzialmente associato al rischio di morte improvvisa, la cui causa è spesso difficile da diagnosticare: ciò rende l’episodio sincopale una problematica di difficile gestione in Pronto Soccorso, dove rappresenta l’1% circa di tutti gli accessi (3-5% negli USA) ed è responsabile dell’1-3% dei ricoveri ospedalieri.

Tutti gli studi sono concordi nell’affermare il ruolo centrale e determinante di una attenta valutazione clinica nell’approccio al paziente colpito da sincope: anamnesi, esame obiettivo ed ECG forniscono infatti da soli indicazioni diagnostiche in circa la metà dei casi. Non esistendo di fatto un gold standard diagnostico per la sincope, si ricorre spesso all’esecuzione di molteplici indagini strumentali, che mostrano avere nei diversi studi sensibilità e specificità assai variabile, nonché un costo elevato, soprattutto se eseguite senza appropriata indicazione (Tab. 4). Tuttavia, pur applicando correttamente definiti percorsi si osserva una mancata diagnosi in una discreta percentuale di pazienti e vari studi hanno dimostrato che l’approfondimento diagnostico in regime di ricovero apporta un beneficio solo in un 1/3 dei casi. In  particolare va sottolineato che un ulteriore risultato viene raggiunto soltanto nel 10-20% dei pazienti dove anamnesi, esame obiettivo ed ECG non siano stati indicativi fin dall’inizio della possibile causa della perdita di coscienza.

 

Tab. 4

Esami strumentali utilizzati nello studio della sincope

Costo per diagnosi ($)

◊ Esame clinico + ECG

◊ Massaggio dei seni carotidei

◊ Tilt test

◊ Ecocardiogramma

◊ Test ergometrico

◊ ECG dinamico delle 24 h secondo Holter

◊ Studio elettrofisiologico endocavitario (CAD +)

◊ Studio elettrofisiologico endocavitario (CAD -)

◊ Intermittent loop recorder (cardiopalmo +)

◊ Intermittent loop recorder (cardiopalmo -)

◊ EEG

◊ TC cranio

◊ Loop recorder impiantabile

320

216

957

11.600

2.463

43.300

9.356

46.780

604

1.183

39.300

88.800

7501

 

Da Linzer M et al. Ann Intern Med 1997

 

 

Nella realtà si osserva comunque da parte dei medici che operano nell’urgenza un atteggiamento di eccessiva prudenza, legato sia alla effettive difficoltà diagnostiche che ai risvolti medico-legali: questo  produce un elevato numero di ricoveri (con una degenza media ≥ 7 giorni in oltre il 40% dei casi) determinando una pratica clinica ad alto costo e relativamente bassa efficacia.

Le molteplici cause alla base e la frequente coesistenza di diverse patologie non consentono una adeguata valutazione prognostica globale dell’evento sincopale. L’analisi dei contributi offerti dalla letteratura internazionale sembra indicare chiaramente come la prognosi risulta significativamente più sfavorevole nei casi che riconoscono una causa cardiovascolare (Tab. 5).

 

Tab. 5

Etiologia

 

Mortalità a 1 anno in pazienti con episodio sincopale

 

 

Cardiaca

18 – 33 %

Non cardiaca

0 – 12 %

Indeterminata

6 %

 

Un recente studio di coorte su 650 pazienti (Tab. 6) conferma questi dati evidenziando in particolare come la mortalità improvvisa, ed in parte anche quella globale, sia esclusivamente legata alla genesi cardiaca.

 

Tab. 6

Etiologia

 

Mortalità a 18 mesi in pazienti con episodio sincopale

 

Mortalità globale

Morte improvvisa

Cardiaca

26%

7%

Non cardiaca

6%

0.7%

Indeterminata

7%

0%

 

Sarasin FP et al. Am J Med 2001

 

 

Per i pazienti affetti da sincope afferenti al PS, lo stato attuale delle conoscenze indica come sia importante identificare la possibile causa, ma soprattutto come sia fondamentale attuare una strategia finalizzata ad una corretta stratificazione prognostica, indispensabile nel guidare il successivo atteggiamento decisionale, più della eventuale apparente diagnosi, spesso difficile da ottenere.

Un lavoro costituito ad hoc e da poco pubblicato (Tab. 6), indica come possibile questo percorso dimostrando come l’iniziale inquadramento dei pazienti in diverse classi di rischio (secondo le linee guida dell’American College of Physicians), ben si correla ai dati della mortalità (globale ed improvvisa) a breve e medio termine, rilevando la completa assenza di eventi fatali nei pazienti inquadrati inizialmente nella classe a basso rischio.

 

Tab. 6

Classificazione

Mortalità a 1 anno in pazienti con episodio sincopale (Pz 210)

 

(%) dei pazienti studiati

Mortalità globale

Morte improvvisa

Alto rischio

(22)

36%

25%

Medio rischio

(30)

14%

2%

Basso rischio

(48)

0%

0%

 

Crane SD. Emerg Med J 2002

 

 

Tenendo conto delle varie linee guida proposte (in particolare dell’ACP), di una recente revisione della letteratura internazionale e dell’esperienza personale, si è tentato di delineare un possibile percorso operativo per la gestione del paziente con sincope afferente in PS (Tab. 7). Utilizzando un modello di valutazione incentrato sull’esame clinico e sulla esecuzione di semplici e poco costosi esami si attua una stratificazione prognostica finalizzata soprattutto alla individuazione di quei pazienti, definiti a basso rischio, che non si gioverebbero di un eventuale ricovero, spesso fonte di disagio psicologico per medico e paziente, e per i quali è ragionevolmente possibile seguire un percorso extraospedaliero con sufficiente sicurezza e notevole risparmio economico. L’obiettivo è quello di trovare un modello gestionale uniforme, semplice, applicabile a tutti i livelli strutturali, con un migliore rapporto costo/efficacia che consenta anche il confronto dei risultati ottenuti per una reale valutazione epidemiologica ed un adeguato follow-up del fenomeno sincope.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tab. 7

Approccio clinico al paziente afferente al DEA per episodio sincopale

 

ANAMNESI

ESAME OBIETTIVO

(comprendente un accurato esame cardiovascolare, neurologico e l’esplorazione rettale)

ECG a 12 derivazioni

(con monitoraggio ECG per almeno 15’)

Misurazione della PA

(ad entrambi gli arti superiori in clino ed ortostatismo)

Esami di laboratorio per Glicemia, Emocromo, Creatin-Kinasi

 

 

Se non esistono controindicazioni         

(IMA e/o Stroke nei 6 mesi precedenti, soffi vascolari carotidei)

 

 


MASSAGGIO DEL SENO CAROTIDEO

 (compressione bilaterale e mai contemporanea dei seni in clino ed ortostatismo per almeno 5-10 secondi, da eseguirsi con monitoraggio continuo elettrocardiografico e della PA)

                                                                       +

TEST PER L’IPOTENSIONE ORTOSTATICA

 

 

Nel sospetto clinico o anamnestico

 

 


ECOCARDIOGRAMMA

 

 

 

1° EPISODIO SINCOPALE

 


                                                                         

Valutazione I livello (Tab. 7)

 

 

 

 


Negativa                                                                 Positiva

 

 


Età < 65 anni     Età > 65 anni                              Età < 65 anni     Età > 65 anni

 

 

 


  Dimissione            Valutazione                            Valutazione           Ricovero

                                  II livello*                                   II livello*

 

 

 

*Consulenza specialistica, ulteriori indagini, rivalutazione ambulatoriale, in regime di DH o ricovero

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