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Pronto-Net: una rete per la rilevazione dei pazienti in attesa nei Pronto soccorso

giovedì, dicembre 3rd, 2015

Parte da qui la proposta Simeu per gestire il sovraffollamento contenuta in un documento inviato al Ministero della Salute

@SilviaAlparone

La stagione invernale è alle porte e i pronto soccorso italiani sono già in difficoltà, con centinaia di pazienti in barella in attesa di un ricovero nei reparti ospedalieri. Per porre riparo alla situazione ed evitare il collasso del sistema dell’emergenza dello scorso anno, Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza lancia la rete di rilevazione dati in tempo reale Pronto-net e una possibile soluzione del sovraffollamento dei pronto soccorso italiani.

I dati della rete Pronto-net attivata dalla Simeu

Una rete di comunicazione “smart” tra i Pronto Soccorso del Paese, denominata Pronto-net per la raccolta di dati utili al Servizio sanitario nazionale: è stata promossa e rapidamente realizzata in queste ultime settimane da Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, coinvolgendo 42 ospedali metropolitani o provinciali, i più importanti di ogni regione. La prima rilevazione Pronto-Net si è tenuta fra il 16 e il 30 novembre scorsi. Ma la rete continuerà a funzionare, monitorando la situazione nei periodi di possibile criticità.

La prima rilevazione: 16-30 novembre 2015

La prima raccolta dati si è svolta tra il 16 e il 30 novembre e ha riguardato il problema del blocco dei ricoveri dai Pronto soccorso ai reparti, la causa principale del sovraffollamento dei dipartimenti di emergenza.

Hanno inviato dati 42 ospedali, di tutte le regioni, con disponibilità complessiva di posti letto variabile da 190 a 1183 (media pari a 686); gli accessi nel 2014 ai 42 PS sono stati in media 70.474 (193 al giorno), compresi tra 37.682 (103 al giorno) e 106.051 (290 al giorno); il campione di ospedali considerato ha accolto nel 2014 il 10,6% degli accessi totali nei PS italiani (2.537.000 su 24.000.000).

Alle 8 del mattino di lunedì 30/11/2015 erano presenti nei PS coinvolti 377 pazienti in attesa di ricovero, collocati in barelle nella maggioranza dei casi, in media 9 in ogni PS (con variazione da 0 a 39 pazienti), con un tempo massimo di permanenza in barella variabile da 0 a 144 ore (media 32 ore); la proiezione del dato su tutti gli ospedali del Paese consente di stimare in diverse centinaia ogni giorno il numero di pazienti in barella nei PS in attesa di un posto letto nei reparti, anche per molti giorni (fino a 6), un dato destinato a peggiorare criticamente nei mesi invernali. Il numero di pazienti in attesa di ricovero che possono essere curati e assistiti adeguatamente in un PS, senza ricadute negative sulle funzioni primarie del servizio di emergenza, è molto variabile; dipende dalla disponibilità di spazi e di personale, dalla collaborazione delle altre strutture ospedaliere e dal tempo di permanenza; lo standard internazionale di permanenza massima in PS di 2 ore dopo la decisione del ricovero è ampiamente “sforato” nel 76% nel campione oggetto dello studio, con situazioni critiche che riguardano circa 1/3 degli ospedali, in particolare quelli di alcune grandi città (Torino, Roma, Napoli e Palermo).

Le possibili soluzioni Simeu al sovraffollamento in un Policy Statement Affollamento PS_2015 inviato al Ministero della Salute

Il problema del sovraffollamento è un problema grave, che la Simeu ha analizzato in un recente convegno tenuto a Roma, dal titolo Il Pronto Soccorso e la folla.

I risultati del convegno e del lavoro svolto nei mesi precedenti sono stati condensati in un documento che propone strumenti di analisi e di monitoraggio e modalità di intervento organizzativo. Il documento è stato inviato al Ministero della Salute e sarà inviato a tutti gli assessorati regionali nei prossimi giorni, come base per un’alleanza tra le istituzioni e i professionisti della salute per affrontare la situazione.

Le proposte Simeu

La causa principale del sovraffollamento dei PS è l’impossibilità di ricoverare i pazienti nei reparti degli ospedali per indisponibilità di posti letto, dopo il completamento della fase di cura in PS; anche gli accessi inappropriati contribuiscono all’affollamento, ma solo in piccola parte (< 10%).

Il sovraffollamento dei PS è un problema diffuso in tutto il mondo sviluppato. In diversi Paesi con sistemi sanitari ad accesso universale (analoghi al SSN italiano), come la Gran Bretagna, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, il sovraffollamento è stato affrontato negli ultimi dieci anni con interventi mirati sul sistema, normativi e gestionali.In Italia il problema non è stato affrontato in modo sistematico e ha raggiunto proporzioni insostenibili, con permanenze in PS in barella dei pazienti anche diversi giorni. Questa situazione comporta anche una grave inefficienza, per l’aumento dei tempi complessivi di degenza in ospedale e conseguente incremento dei costi.

Ecco alcune delle proposte Simeu per affrontare e gestire il problema:

  • elaborazione di disposizioni nazionali e regionali sul sovraffollamento, con obiettivi per le regioni e per le aziende, collegati ad un sistema di incentivazioni/sanzioni, nell’ambito della costituzione di gruppi di lavoro tra istituzioni e società scientifiche sul tema del sovraffollamento, a livello nazionale e regionale;
  • definizione di standard omogenei per i tempi massimi di permanenza nei PS, dal momento della prima valutazione medica: meno di 6 ore per il 95% dei pazienti da dimettere e da ricoverare;
  • rilevamento regolaree trasmissione alle regioni e al ministerodi alcuni indicatori relativi all’affollamento dei PS, da rendere pubblici sui siti delle aziende: tempi complessivi di permanenza in PS, tempi di processo in PS, dall’arrivo alla prima valutazione – dall’inizio della valutazione alla decisione – dalla decisione del ricovero all’invio effettivo in reparto;
  • attivazione in ogni azienda/presidio (o anche area vasta) di una funzione centralizzata di gestione della risorsa posti letto (“bed management”) e di eventuali unità di pre-ricovero (holding units) e di pre-dimissione (discharge room)
  • elaborazione in ogni azienda sanitaria/ospedaliera e in ogni presidio sede di PS di un piano di gestione del sovraffollamento (PGS), così come esistono i piani per il massiccio afflusso di feriti (PEIMAF).

Settimana nazionale Simeu del pronto soccorso: presentazione lunedì 11 maggio, Ospedale San Giovanni Addolorata, Roma

lunedì, maggio 4th, 2015

@SilviaAlparone

 

Torna anche quest’anno la manifestazione nazionale ideata nel 2014 dalla Società scientifica dell’emergenza-urgenza con lo scopo di avvicinare i pazienti e i professionisti del pronto soccorso, creando occasioni di incontro al di fuori degli ospedali per raccontare le dinamiche dell’emergenza sanitaria e ascoltare le esigenze dei cittadini. Da sabato 16 a domenica 24 maggio, in molte città italiane si terranno anche quest’anno incontri e attività pubbliche, in luoghi inconsueti per i temi sanitari, come scuole e centri commerciali, per parlare di pronto soccorso e cure in emergenza.

La novità principale di quest’anno è la partnership con il Tribunale per i diritti del malato di Cittadinazattiva, che ha partecipato all’organizzazione di alcune attività che verrano presentate lunedì 11 maggio, alle ore 11, all’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma. Il significato della collaborazione con la principale associazione nazionale di pazienti, che dà concretezza alla proposta di alleanza con la popolazione che era stata lanciata lo scorso anno, sta nella necessità di sottolineare che i cittadini-professionisti sanitari che si riconoscono nella Società italiana della medicina dell’emergenza urgenza sono dalla stessa parte dei cittadini-pazienti nell’impegno per un sistema sanitario pubblico efficiente: obiettivo della campagna comune è cercare di ottenere un servizio di emergenza-urgenza che sia concretamente nelle condizioni di poter rispondere alle esigenze della popolazione, cercando di risolvere inefficienze, come il sovraffollamento nei pronto soccorso ormai endemico, le cui conseguenze sono state recentemente al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica in occasione dell’ultima epidemia influenzale. Un sistema più efficiente è garanzia del buon livello di qualità fornita a tutti i pazienti e di migliori condizioni di lavoro per gli operatori.

Alla presentazione parteciperanno tra gli altri Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu e Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva.

Sono stati invitati anche Beatrice Lorenzin, ministro della Salute; Nerina Dirindin, senatore della Repubblica, componente della Commissione Igiene e Sanità; Renato Alberto Mario Botti, direttore generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute; Francesco Bevere, direttore generale Agenas; Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio; Flori Degrassi, direttore Salute e Integrazione sociosanitaria della Regione Lazio.

La voce dell’infermiere in Simeu

mercoledì, aprile 8th, 2015

di Zora Juricich

Coordinatore Nazionale Area Nursing Simeu e I Coordinatori Regionali Area Nursing Simeu

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la voce degli infermieri Simeu sulla situazione ormai endemica di sovraffollamento dei pronto soccorso, che si aggrava periodicamente in occasione di situazioni eccezionali come il picco dell’influenza stagionale. Il punto di vista degli infermieri è complementare a quello dei medici: insieme danno una panoramica preziosa perché completa, clinico-assistenziale, della situazione di grave crisi in cui versano le strutture di emergenza italiane.

Mentre si ragiona sulla 566, sulla cabina di regia e sulle competenze Infermieristiche avanzate, nei 118, Pronto Soccorsi e nelle Medicine d’urgenza in Italia gli INFERMIERI “soffocano” insieme ai loro pazienti.

Nei primi mesi del 2015 si è registrato un incremento della richiesta di prestazioni di pronto soccorso, legato all’epidemia influenzale, con maggiore aumento dei casi più gravi; la contemporanea diminuzione dei posti letto ospedalieri, non accompagnata da un adeguamento dei servizi territoriali e delle risposte organizzative interne, porta all’impossibilità di ricoverare tempestivamente i pazienti nei reparti e l’accentuazione del fenomeno dell’affollamento, in un contesto di sproporzione tra le risorse disponibili e la domanda di salute concentrata nei PS. Ne derivano alcune conseguenze, ampiamente confermate dall’esperienza quotidiana degli operatori e dai dati della letteratura scientifica:

– rischio aumentato per i pazienti (con incremento di mortalità e peggioramento della prognosi per alcune patologie);

– disparità di trattamento a secondo del problema di presentazione (chirurgico, medico specialistico, medico generale);

– impossibilità a garantire il rispetto della privacy e della dignità delle persone da assistere e curare;

– inefficienza dei processi di cura con allungamento della degenza reale, a causa della gestione in PS della maggioranza dei ricoveri nei primi giorni (ovvero nella fase più acuta);

– carico orario, professionale, emotivo per il personale medico, infermieristico e di supporto non sostenibile nel tempo.

La frustrazione degli operatori dell’emergenza-urgenza, dovuta all’impossibilità di fornire prestazioni sanitarie ottimali, unita a carichi di lavoro massacranti, necessita di risposte immediate. La professionalità e la salute degli Infermieri che operano nell’emergenza territoriale (118), in Pronto Soccorso e nelle strutture di Medicina d’Urgenza è messa a dura prova. Per l’infermiere di emergenza-urgenza il “tutto possibile” non sono solo flebo, iniezioni, farmaci e fare l’igiene al paziente!

Il centro della professione infermieristica è dare assistenza, vicinanza, relazione umana, educazione sanitaria, farsi carico del vissuto di malattia, favorire il contatto e l’informazione ai famigliari in attesa, occuparsi di cosa accadrà dopo la prestazione di Pronto Soccorso. In poche parole PRENDERSI CARICO DEL SINGOLO PAZIENTE! Nello stesso tempo però deve gestire spazi, materiali, personale di supporto e problematiche legate alla disponibilità di posti letto. Da anni in tutta l’area di emergenza-urgenza italiana (118, pronto soccorso, med. D’urgenza) gli infermieri erogano prestazioni spesso sottaciute e non tracciate che potremmo definire complesse e avanzate e che costituiscono un supporto indispensabile alla diagnosi e cura dei pazienti. Perché nessuno ne parla? Perché solo chi ha lavorato in questo contesto a qualsiasi titolo può essere testimone di quanto da anni gli infermieri dell’emergenza/urgenza svolgono con efficacia e in autonomia.

Nelle condizioni di sovraffollamento in cui versano in questo periodo i nostri Pronto soccorsi è difficile pensare alle possibilità di erogare competenze avanzate quando ci sono appena tempo e spazio per rispondere ai bisogni di base dei nostri pazienti. Per gli infermieri di emergenza/urgenza che operano in queste condizioni di lavoro paiono molto lontane e sterili le ultime diatribe su media e giornali che riguardano lo sviluppo della professione infermieristica.

Le questioni sul comma 566 (legge 23 dicembre2014, n.190) relative ai ruoli e alle competenze dei professionisti della salute, l’individuazione delle sei aree di competenze sancita dalla Conferenza Stato-Regioni, l’istituzione di una Cabina di Regia per il coordinamento nazionale sulla regolazione della vita professionale ed organizzativa degli operatori del sistema sanitario, appaiono agli infermieri che soffrono quotidianamente nella “trincea della prima linea” come meri esercizi di burocrazia ben lontani dalla risoluzione dei problemi di cittadini e infermieri. Il grido disperato che viene dagli Infermieri di emergenza/urgenza invoca l’aiuto del Collegio Professionale, dei sindacati e della parte migliore della Politica Italiana.

L’assalto al faro: l’analisi di Simeu sulla situazione di crisi dei PS italiani

lunedì, gennaio 19th, 2015

@SilviaAlparone

 

La crisi dei pronto soccorso di tutta Italia ha occupato le pagine dei giornali nelle ultime settimane con articoli e servizi radiotelevisivi pubblicati o trasmessi sulle principali testate ed emittenti nazionali, spesso con i dati e l’analisi della situazione forniti da Simeu, a cominciare dalle agenzie di stampa e dai periodici di settore, Sanità de Il Sole 24 Ore e Quotidiano Sanità.

Anche i giornali locali si sono occupati del problema, dal Piemonte, alla Lombardia alla Sicilia sottolineando, in ciascun caso, le particolarità del singolo territorio. Con toni e declinazioni diversi, a seconda dell’interpretazione della situazione da parte della singola testata.

Qui di seguito, la posizione ufficiale di Simeu a firma di Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale, che la Società scientifica di medicina di emergenza-urgenza considera la corretta lettura della situazione, valida in generale per tutto il territorio nazionale.

 

L’assalto al faro

Il Pronto Soccorso in Italia: un faro sempre acceso, con la porta sempre aperta, per tutti; 24.000.000 di accessi ogni anno, un terzo della popolazione, quasi un accesso ogni secondo.

Sono pazienti in pericolo di vita (1-2%), vittime di incidenti o colpiti da malattie acute (65-70%), ma anche casi con problemi sanitari minori o con problemi sociali (30-35%), che potrebbero trovare risposta in altri servizi sul territorio. Il PS è sempre più lo snodo principale delle richieste di assistenza sanitaria o di supporto sociale della popolazione; molti pazienti in PS sono salvati, una parte sono ricoverati (15%), altri ricevono tutte le cure di cui hanno bisogno, senza più necessità di ricovero ospedaliero; in PS si attivano spesso percorsi di cura e assistenza da proseguire al domicilio o in strutture protette.

L’AFFOLLAMENTO

In questi giorni si registra in tutta Italia l’accentuazione del fenomeno dell’affollamento dei PS. Il fenomeno presenta alcune conseguenze, ampiamente confermate dall’esperienza quotidiana degli operatori e dai dati della letteratura scientifica:

  • rischio aumentato per i pazienti (con incremento di mortalità e peggioramento della prognosi per alcune patologie);
  • disparità di trattamento a seconda del problema di presentazione (chirurgico, medico specialistico, medico generale);
  • impossibilità a garantire il rispetto della privacy e della dignità delle persone da assistere e curare;
  • inefficienza dei processi di cura con allungamento della degenza reale, a causa della gestione in PS della maggioranza dei ricoveri nei primi giorni (ovvero nella fase più acuta);
  • carico orario, professionale ed emotivo per il personale medico, infermieristico e di supporto non sostenibile nel tempo.

LE CAUSE

L’incremento degli accessi per patologie serie, legate all’epidemiologia stagionale e alla maggiore fragilità della popolazione nel suo complesso, è certamente un elemento di base, ma è modificabile solo minimamente. Nei periodi di iperafflusso i cosiddetti accessi impropri incidono peraltro in piccola parte sull’affollamento (fino a meno del 5%) e non sono il fattore causale principale.

L’affollamento dei PS ha invece una diversa causa fondamentale: l’impossibilità di ricoverare tempestivamente i pazienti con indicazione al ricovero nei reparti degli ospedali, per carenza di posti letto.

La risorsa dei posti letto ospedalieri in Italia ha subito una diminuzione netta negli ultimi 15 anni (circa meno 70.000 posti dal 2000), non accompagnata da un corrispondente adeguamento delle reti territoriali di cura e assistenza.

La distribuzione dei posti letto tra i diversi ospedali e tra le diverse aree all’interno degli ospedali (area critica, area medica generale e specialistica, area chirurgica generale e specialistica) spesso non tiene conto dei flussi dei pazienti ed è scarsamente flessibile.

La gestione (e la conseguente assegnazione) della risorsa critica “posto letto” in molte realtà è frammentaria e tiene conto più delle esigenze specifiche (peraltro legittime) del singolo reparto, più che dei bisogni complessivi della popolazione.

In alcune aree ospedaliere gli indici di occupazione dei posti letto sono bassi oppure i tempi di degenza alti, fatti questi che identificano un utilizzo inefficiente delle risorse, e che impediscono o limitano l’accesso ai posti letto dei pazienti in attesa di ricovero nei PS.

Un’altra possibile causa dell’affollamento dei PS può essere la gestione interna non ottimale dei pazienti, soprattutto di quelli da dimettere; questo aspetto dipende dall’organizzazione dei PS (in molti PS non esiste l’attività di osservazione breve, indispensabile per assicurare una funzione di filtro sui ricoveri), dal personale impegnato (in termini di quantità, competenze e motivazioni), dagli spazi e dalla tecnologia disponibili, oltre che dal supporto decisivo dei servizi (radiologia e laboratorio) e dei consulenti.

GLI INTERVENTI

E’ chiaro che il mantenimento della funzionalità dei PS è un elemento critico per la sopravvivenza del nostro sistema sanitario nazionale, che resta uno dei migliori del mondo, soprattutto per l’universalità di accesso. La salvaguardia dei PS parte dalla tutela e dalla valorizzazione delle persone che ci lavorano, costruendo un sistema che consenta a medici e infermieri di considerare tutta una vita professionale in questo ambito, invece di un passaggio più o meno breve; e la cura del personale deve iniziare dalla selezione dei migliori dirigenti medici e infermieristici.

Quando “il faro” si blocca per l’affollamento eccessivo è necessario analizzare e definire le cause e valutare i malfunzionamenti che ne derivano; l’analisi deve coinvolgere gli operatori direttamente impegnati nel servizio, medici e infermieri, che sono in grado di suggerire i dati da rilevare, ma soprattutto di interpretarli criticamente. L’analisi approssimativa che parte da eventi singoli o da situazioni con ricaduta mediatica è molto spesso fuorviante: valga l’esempio dell’attribuzione agli accessi impropri di tutto il problema dell’affollamento dei PS, interpretazione errata che orienta ad interventi inefficaci e inefficienti, eppure continuamente rilanciata da alcuni politici e alcuni media.

Un’azione indispensabile è quella di revisione e rinforzo del sistema territoriale e della medicina generale, per limitare gli accessi impropri, ma soprattutto per accogliere tempestivamente i pazienti in dimissione dagli ospedali.

Le azioni a livello della rete ospedaliera devono intervenire sulle cause reali; in ogni caso sono da limitare o evitare interventi sui PS quando le cause, molto spesso organizzative, sono fuori dai PS; interventi su questa linea (per esempio aumentare spazi in PS) non possono risolvere i problemi, che invece nel medio termine possono essere aggravati.

Le possibili azioni, modulate in base all’analisi puntuale e condivise con gli operatori, possono essere le seguenti:

  • qualificazione e formazione continua del personale, con adeguamento numerico ove necessario;
  • integrazione e scambio del personale tra il sistema di emergenza ospedaliero e il sistema territoriale;
  • revisione organizzativa dei PS, quando opportuno, garantendo di minima l’attività di osservazione breve, oltre a quella di accettazione, in tutte le realtà;
  • redistribuzione, quando opportuno, dei posti letto tra i diversi ospedali (se non è possibile un aumento);
  • redistribuzione dei posti letto tra le diverse aree ospedaliere (critica, medica, chirurgica), considerando gli indici di occupazione, e comunque con flessibilità in base alla domanda;
  • garanzia di una funzione forte centralizzata di “bed-management” in tutti gli ospedali, partendo dalla rilevazione costante di alcuni semplici indicatori (accessi, tempi di permanenza in PS, occupazione dei posti letto, degenze medie);
  • riduzione delle degenze medie elevate, anche attraverso la programmazione precoce e il supporto ai percorsi di dimissione protetta.

Gli infermieri e i medici d’urgenza, che ogni giorno ci mettono le mani e il cuore curando i pazienti, chiedono con forza di poterci mettere anche la testa e la faccia, per affrontare e provare a risolvere i problemi del sistema, mediante il coinvolgimento nelle fasi analitiche e decisionali a tutti i livelli (dipartimento, azienda, area vasta, regione). In questo modo il faro potrà continuare a funzionare e sarà possibile entrarci per avere aiuto. La porta è comunque sempre aperta.

 

Torino, 15 gennaio 2015

Gian Alfonso Cibinel

Presidente Nazionale SIMEU

 

 

 

 

 

“Emergenza pronto soccorso” negli ospedali italiani – La posizione e i dati Simeu sulla Repubblica

lunedì, gennaio 12th, 2015

 

@SilviaAlparone

 

Simeu interviene nel dibattito nazionale sulla crisi dei pronto soccorso per il grande afflusso di pazienti di questi primi giorni dell’anno nelle strutture di tutte le città italiane.

In un articolo di Repubblica di oggi, lunedì 12 gennaio,, Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale della Società scientifica, sottolinea ancora una volta come sia necessario un più stretto ed efficiente rapporto con il territorio per alleviare l’intasamento dei pronto soccorso, soprattutto nella presa in carico dei pazienti in uscita dall’ospedale.

La crisi dell’emergenza ospedaliera è in questi giorni argomento di primo piano della cronaca per le situazioni di difficoltà registrate in tutta Italia, culminate con il caso a Torino del caposala del pronto soccorso dell’ospedale Martini, colpito venerdì scorso da emorragia cerebrale dopo un turno di 12 ore consecutive. La gravità dell’evento ha sollevato l’attenzione della magistratura torinese che ha aperto un’inchiesta sui fatti.

Oggi in media i pronto soccorso italiani registrano 2.800 accessi ogni ora e dispongono 3,6 milioni di ricoveri in reparto all’anno. Con un organico di 25 mila medici e 12 mila infermieri. In questa situazione nei periodi critici dell’anno, come quello in corrispondenza delle feste di Natale e Capodanno, il tempo di attesa dei pazienti che dal pronto soccorso hanno necessità di ricovero in un altro reparto dell’ospedale è di 6-12 ore negli ospedali più piccoli e può arrivare fino a 72 ore nei grandi ospedali metropolitani.

 

#SIMEU14: L’Italia vista dal Pronto soccorso: i problemi e le possibili soluzioni

sabato, novembre 8th, 2014

@SilviaAlparone

IL IX CONGRESSO NAZIONALE DELLA SIMEU, LA SOCIETÀ ITALIANA DI MEDICINA DI EMERGENZA URGENZA, CHE COMPRENDE OLTRE 3.000 FRA MEDICI E INFERMIERI, È L’OCCASIONE PER FARE IL PUNTO SU COME FUNZIONANO OGGI I PRONTO SOCCORSO IN ITALIA, QUALI SONO I VERI PROBLEMI E QUALI LE SOLUZIONI POSSIBILI PER FARLI FUNZIONARE MEGLIO.

Su tutto il territorio nazionale ci sono 844 pronto soccorso, in cui lavorano 12.000 medici e 25.000 infermieri. Ogni anno gli accessi sono circa 24.000.000, 2.000.000 al mese, 67.000 al giorno, 2.800 all’ora, 45 al minuto, quasi uno ogni secondo.

Sul totale dei pazienti, il 20% ha un problema sociale prevalente, povertà, fragilità, maltrattamenti, solitudine, abbandono. Il fenomeno del disagio sociale, da sempre ben noto al pronto soccorso, non ha mai avuto un impatto così rilevante in passato sulle strutture di emergenza ospedaliera.

La problematica clinica più frequente (un terzo dei casi totali), è il trauma, categoria in cui rientrano ferite, ustioni, fratture, distorsioni, lesioni agli organi interni da incidenti stradali, sul lavoro, domestici, sportivi, aggressioni; seguito dalle malattie cardio-vascolari (ictus cerebrali, infarti cardiaci, tromboflebiti ed embolie polmonari).

Il problema: il sovraffollamento e le attese dei pazienti

L’alta prevalenza di casi sociali oltre che sanitari è una delle cause del sovraffollamento dei dipartimenti di emergenza ospedalieri, così come il gran numero di codici con bassa priorità sanitaria (bianchi e verdi), che però spesso celano casi di emergenza sociale e quindi presentano comunque un bisogno importante a cui dare risposta, anche se non strettamente sanitario.
Ma soprattutto il sovraffollamento è dovuto all’impossibilità di ricovero dal pronto soccorso verso gli altri reparti dell’ospedale, in costante overbooking per il ridotto numero dei letti a disposizione e per la difficoltà nella dimissione dei pazienti.

Il sovraffollamento è associato alle lunghe attese che hanno reso noti alla cronaca i nostri pronto soccorso. Le attese in pronto sono in parte per la prima visita dopo l’accettazione, da parte del medico del pronto soccorso, e in questo caso riguardano i pazienti con codici a bassa priorità. Ma il fenomeno delle lunghe attese riguarda in particolare il paziente in barella, che, dopo aver terminato il suo percorso in emergenza, attende di essere ricoverato in un reparto dell’ospedale.

La soluzione: una rete sul territorio e un pronto soccorso con la possibilità di dimettere i pazienti in sicurezza

Per tentare di risolvere il problema del sovraffollamento e dare una risposta ai crescenti bisogni sociali oltre che sanitari della popolazione è necessario cambiare l’organizzazione dei percorsi di cura fra territorio, pronto soccorso e altri reparti dell’ospedale.

Innanzitutto è necessario creare una rete sul territorio, che sia in grado di offrire alternative al ricorso all’ospedale per i casi meno gravi: servizi e associazioni che, in stretta collaborazione con il pronto soccorso, prendano in carico i casi già visitati e seguiti in pronto soccorso evitando il ricovero in ospedale attraverso una dimissione “protetta”, un percorso che garantisce una continuità delle cure anche dopo la dimissione. Si registrano molte esperienze positive in varie regioni, ma spesso attuate in ambiti territoriali limitati da parte di singole aziende ospedaliere; una strategia globale è necessaria per standardizzare gli interventi e renderne più efficiente la realizzazione.
Contemporaneamente, all’interno dell’ospedale risulta vincente l’organizzazione dell’emergenza in tre aree e attività distinte e complementari: pronto soccorso, osservazione breve, terapia semintensiva. Pronto soccorso per l’accoglienza e la prima visita; OBI, osservazione breve-intensiva, con letti e personale dedicato per una degenza breve, fino a 24-30 ore, che consenta di dimettere i pazienti in sicurezza dopo una prima fase di cura oppure di avviare percorsi di assistenza per i pazienti fragili o con problematiche sociali; terapia subintensiva multidisciplinare, per pazienti acuti che abbiano bisogno di cure ad alta intensità, con i diversi specialisti a disposizione in ospedale coordinati dal medico di emergenza-urgenza.

È il futuro dei nostri ospedali, sempre più organizzati per aree a diversa intensità di cura non più per reparti. Una soluzione che può dare una risposta adeguata a molti problemi del nostro sistema sanitario e soprattutto ai bisogni sanitari e sociali dei cittadini.

#SIMEU14: Inizia il IX Congresso nazionale: il programma di giovedì 6 novembre

giovedì, novembre 6th, 2014


@SilviaAlparone

Inizia oggi al Centro Congressi del Lingotto di Torino il congresso nazionale 2014 della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza.

  • Alle 17 si terrà la lectio magistralis di Fabio De Iaco, responsabile della Faculty di Sedoanalgesia in urgenza della società scientifica sul tema Etica e medicina d’urgenza (Auditorium).
  • Alle 17.30 tavola rotonda Pronto soccorso: riferimento più sociale che sanitario (Auditorium). Si discuterà della situazione dei pronto soccorso in Italia, dei problemi e delle possibili soluzioni, a partire dal sovraffollamento e dal disagio sociale che sempre più spesso si rivolge al pronto soccorso anche senza un bisogno sanitario specifico.
  • Alle 19.15, in conclusione della tavola rotonda, presentazione del video per la campagna di sensibilizzazione a un uso responsabile del pronto soccorso. In collaborazione con gli Africa Unite.
  • 19.30 I Sessione plenaria: Il Trauma (Auditorium).

Alla tavola rotonda partecipano:

  • Gian Alfonso Cibinel – Presidente SIMEU (Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza)
  • Roberta Petrino – responsabile dell’Education Commitee dell’EuSEM (European Society of Emergency Medicine)
  • Giacomo Milillo – Segretario FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale)
  • Elide Tisi – Vice-sindaco Città di Torino – in rappresentanza del Sindaco di della Città Torino, Piero Fassino
  • Antonio Saitta – Assessore alla Salute Regione Piemonte
  • Giuseppe Montrucchio – Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina di Emergenza Urgenza dell’Università di Torino

Modera Luisella Costamagna – Giornalista.

Il programma e le info sul congresso sono disponibili tramite la app gratuita per dispostivi mobili SIMEU 2014.

I lavori del congresso si possono seguire su Twitter #SIMEU14 e sulla pagina facebook della società scientifica.

SETTIMANA NAZIONALE SIMEU DEL PRONTO SOCCORSO – DAL 16 AL 22 GIUGNO 2014

mercoledì, giugno 11th, 2014

Medici e infermieri, istituzioni e cittadini insieme per capire meglio come funziona l’emergenza sanitaria e come farla funzionare meglio

Dibattiti e incontri in luoghi pubblici delle principali città italiane

Sono 24 milioni gli italiani che ogni anno si rivolgono ai pronto soccorso degli ospedali: si tratta di casi sanitari di differente gravità, dal pericolo di vita a traumi o patologie molto meno gravi. Spesso, nel 25% dei casi, presentano anche problemi di tipo sociale: sono i casi di abuso sessuale, anziani malati e fragili, con patologie complesse e condizioni economiche svantaggiate, tossicodipendenti, senza dimora, stranieri irregolari.

Dal 16 al 22 giugno,Simeu, Società italiana di medicina di emergenza-urgenza, organizza sul territorio delle diverse regioni italiane la Settimana nazionale del pronto soccorso: medici e infermieri Simeu, in collaborazione con le associazioni dei pazienti e le istituzioni locali, organizzeranno incontri, dimostrazioni di manovre di primo soccorso e altre occasioni di confronto con la popolazione, anche fuori dagli ospedali, in luoghi inconsueti per l’emergenza.

I TEMI

Perché si aspetta in pronto soccorso, a cosa è dovuto il sovraffollamento, come funziona l’emergenza sanitaria, quale tipo di assistenza si trova in pronto soccorso: a queste domande si cercherà di dare una risposta alla cittadinanza, spiegando dinamiche e trasformazioni in atto nel mondo dell’emergenza-urgenza.

I DATI DELL’EMERGENZA SANITARIA IN ITALIA

24 milioni gli accessi ogni anno in pronto soccorso; di questi circa l’84% viene dimesso dopo aver risolto il problema di salute grazie alle cure ricevute in pronto soccorso e solo poco più del 15% viene ricoverato; i codici rossi sono l’1% del totale degli accessi, i gialli il 18%, i verdi il 66% e i bianchi, i casi meno gravi, il 14%. Su tutto il territorio nazionale ci sono 844 fra dipartimenti di emergenza e accettazione, più complessi dal punto di vista organizzativo, e più semplici pronto soccorso (331 Dea e 513 Ps). Come già detto, il 25% dei casi presenta anche problematiche anche di tipo sociale, oltre che sanitario.

La fonte dei dati rielaborati da Simeu per la Settimana del pronto soccorso è il Ministero della Salute (Nsis-Emur – Nuovo sistema informativo sanitario per il monitoraggio dell’assistenza in emergenza-urgenza) insieme all’Istituto superiore di Sanità (Siniaca, Sicurezza in ambiente domestico). A confronto con la situazione generale nazionale ed europea grazie ai dati Istat ed Eurostat.

LO SCOPO DELLA MANIFESTAZIONE

Creare un’alleanza con la popolazione, al di là della tensione dei casi di emergenza personale in occasione dei quali ci si rivolge al pronto soccorso, per costruire insieme, professionisti sanitari e cittadini un sistema sanitario migliore.

Simeu, Società italiana di medicina dell’emergenza-urgenza è una associazione scientifica senza scopo di lucro. Riunisce oltre 3.000 fra medici e infermieri che operano nell’ambito delle emergenze-urgenze sanitarie. Tra gli scopi principali della società ci sono la ricerca scientifica e la formazione dei soci.

Sarà possibile seguire gli eventi su twitter seguendo #SettimanaPS ed essere aggiornati sul calendario degli eventi oltre che tramite il sito della società scientifica www.simeu.it, anche su facebook, collegandosi alla pagina dedicata all’evento.

La Settimana del pronto soccorso ha ottenuto il patrocinio del Ministero della Salute.

Intervento Simeu allo Speciale Tg1 “Alla Salute!” Con oltre un milione di spettatori

lunedì, marzo 24th, 2014

@SilviaAlparone

 

Lo Speciale Tg1 della scorsa domenica 23 marzo, dal titolo “Alla Salute!” si è occupato di criticità ed eccellenze del sistema sanitario nazionale. In un viaggio attraverso quattro regioni, Lazio, Toscana, Sicilia e Veneto, la trasmissione ha raccontato situazioni particolarmente problematiche come quella legata al cantiere aperto del Policlinico di Palermo, ma anche esempi di ottima sanità come il caso della struttura di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Garibaldi-Nesima di Catania.

Una particolare attenzione è stata rivolta ai pronto soccorso e al problema del sovraffollamento. L’intervento di Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu e di Maria Antonietta Bressan, presidente Siemu Lombardia ha contribuito a chiarire i motivi e la natura delle difficoltà delle strutture di emergenza ospedaliera, legate al taglio dei posti letto che, in tutta Italia, è fra i principali ostacoli per  i pronto soccorso che spesso non riescono a smaltire in tempi accettabili i casi che vi si rivolgono.

Il settimanale di approfondimento del Tg1 ha avuto, questa domenica, un milione e 100 spettatori. Si può vedere su internet all’indirizzo http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html?day=2014-03-23&ch=1&v=342550&vd=2014-03-23&vc=1#day=2014-03-23&ch=1&v=342550&vd=2014-03-23&vc=1. Gli interventi Simeu si trovano nella parte relativa alla situazione della Lombardia e partono dal minuto 00.58.46.

Dieci buone ragioni per iscriversi a Simeu

mercoledì, febbraio 19th, 2014


Questi primi mesi dell’anno sono il momento giusto, per chi decide di farlo, di iscriversi alla Società italiana della medicina di emergenza-urgenza.

Simeu è una associazione scientifica senza scopo di lucro. Come si dice nello statuto (consultabile sul sito www.simeu.it) la Società “persegue finalità di interesse generale e di utilità sociale nel realizzare l’attività di ricerca scientifica e di formazione dei medici, degli infermieri e di altri attori operanti nel sistema dell’Emergenza secondo principi ispirati a solidarietà ed umanità”.

Diventando soci si ottiene di:

  • Essere parte della più grande realtà scientifica della Medicina d’Urgenza in Italia: Simeu conta circa 3000 soci ed è presente con sezioni regionali su tutto il territorio nazionale.
  • Partecipare alla vita societaria, acquisendo il diritto di prendere parte alle votazioni degli organi elettivi, sia regionali che nazionali.
  • Sostenere le battaglie di Simeu quali il potenziamento delle Scuole di Specializzazione in Medicina d’Emergenza-Urgenza, il sovraccarico dei Pronto Soccorso italiani, la violenza di genere e, dal punto di vista clinico, la corretta analgesia per il paziente acuto.
  • Sostenere la ricerca in Medicina d’Urgenza: il Centro Studi SIMEU ha come finalità la promozione e il coordinamento di progetti di ricerca nella Nostra disciplina.
  • Superare gli steccati: Simeu è aperta a medici e infermieri che operano sia in ospedale che sul territorio, perché è importante che la visione della Medicina d’Urgenza sia condivisa da tutti coloro che vi sono coinvolti, ovunque essi operino.
  • Prendere parte a occasioni di formazione riservate ai soci, quali la Summer School per i giovani medici e quella per gli infermieri, dove la possibilità seguire lezioni teorico-pratiche tenute dai massimi esperti italiani viene fornita in splendidi resort dove rilassarsi e socializzare con colleghi da tutta Italia.
  • Crescere professionalmente: Simeu, che da sempre si è battuta per l’istituzione della Scuola di Specializzazione in Medicina d’Emergenza e Urgenza, offre una quota di iscrizione ridotta per i medici non strutturati e gli specializzandi, una sezione dedicata ai colleghi under 35 che garantisce loro una rappresentanza all’interno di tutti gli organi societari, e infine, possibilità formative specifiche quali, oltre alla già citata Summer School, il “Corso di sopravvivenza in P.S.per giovani medici”.
  • Far parte di una realtà europea: Simeu è membro dell’EuSEM, con cui collabora alla stesura di documenti e progetti scientifici.
  • Risparmiare sull’iscrizione ai corsi SIMEU: i soci in regola con l’annualità usufruiscono di quote di partecipazione ridotte fino al 50%, tranne che per i corsi AHA. 
  • Essere sempre informato su ciò che succede nella Società, oltre che con i canali dei Social Network su cui SIMEU è ampiamente presente, anche attraverso la Newsletter.

Tutte le informazioni necessarie per iscriversi o rinnovare l’adesione le potete trovare cliccando qui. Vi consigliamo di non tardare, soprattutto in vista del Congresso Nazionale, che si terrà a Torino tra il 6 e l’8 novembre 2014.





SIMEU - SOCIETA' ITALIANA di MEDICINA D'EMERGENZA-URGENZA

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