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In Pronto Soccorso per farsi accogliere e curare da chi è competente: l’Asst Spedali Civili di Brescia non è d’accordo

mercoledì, maggio 11th, 2016

di Maria Pia Ruggieri, Presidente nazionale Simeu e Gian A. Cibinel past-president nazionale Simeu*


La domanda appropriata, sanitaria e personale, dei cittadini che accedono ai pronto soccorso italiani è molto ampia: dalle situazioni di emergenza-urgenza di patologie gravi che richiedono diagnosi e cure tempestive, a situazioni cliniche croniche in aggravamento che richiedono una valutazione attenta anche se non in emergenza, alla richiesta di aiuto e protezione delle fasce più deboli (anziani, donne e bambini vittime di violenza), al supporto alle forze dell’ordine e alle autorità sanitarie per la prevenzione e il contrasto di comportamenti a rischio per la salute, a tutta una costellazione di richieste sociali, amministrative e giudiziarie che accompagnano le domande sanitarie.

La complessità e la peculiarità dell’impegno professionale in pronto soccorso sono state riconosciute dallo Stato con l’istituzione di una disciplina specifica nel 1998, la Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza, e di una specializzazione post-laurea nel 2008, la Medicina di Emergenza Urgenza; il curriculum della scuola di specializzazione, così come la formazione permanente del personale già in servizio nelle strutture di emergenza, prevedono l’acquisizione e il mantenimento di tutte le competenze ed attitudini necessarie allo svolgimento del lavoro in pronto soccorso.

Le norme vigenti, a tutela della qualità del servizio e della salute dei cittadini, prevedono che ai concorsi per medici e per primari da destinare all’attività in pronto soccorso possano accedere solo gli specialisti in Medicina d’urgenza (o altre specializzazioni equivalenti) o medici che abbiano maturato almeno dieci anni di servizio nella stessa disciplina.

In alcune realtà del nostro Paese i principi descritti stentano ad affermarsi, per motivi incomprensibili se si considera l’interesse della popolazione e la qualità del Servizio sanitario nazionale. Succede in questi giorni a Brescia, in particolare agli Spedali Civili, dove si è appena chiuso un concorso per il conferimento dell’incarico di primario di Pronto soccorso aperto solo a candidati con specializzazione in Anestesia e rianimazione, disciplina non equipollente alla Medicina d’urgenza e inserita in una diversa area funzionale, quella della Medicina diagnostica e dei servizi; sono stati invece esclusi tutti gli specialisti in Medicina d’urgenza e i medici con esperienza di decine di anni nel settore specifico. Si tratta di una chiara violazione delle normative vigenti, e di una scelta che penalizza i cittadini compromettendo la qualità del servizio di pronto soccorso, servizio che verrebbe diretto da professionisti senza i requisiti minimi necessari; si tratta di professionisti che garantiscono competenza e professionalità di alto livello per la loro disciplina, ma non per l’attività clinica e gestionale da svolgere in pronto soccorso, che riguarda anche una maggioranza di pazienti non critici da valutare e da avviare tempestivamente al percorso più appropriato (ricovero in ospedale, osservazione breve, dimissione con attivazione supporti territoriali).

Peraltro, nella stessa azienda sono in corso procedure per l’assunzione di dirigenti medici per il pronto soccorso nella disciplina “Medicina d’urgenza”; si verificherebbe l’incongruenza dell’assunzione, per la stessa struttura, di dirigenti medici e di un primario appartenenti ad aree funzionali e discipline diverse, che non sono affini né equipollenti.

Lo scorso 2 dicembre, Simeu, insieme a Fimeuc, La Federazione italiana della medicina di emergenza-urgenza e delle catastrofi di cui Simeu fa parte, aveva chiesto alla direzione degli Spedali Civili di Brescia di sospendere la procedura e aveva segnalato il caso alla Regione Lombardia e al Ministero della Salute. Ciononostante, l’iter del concorso è andato avanti e la selezione per l’affidamento dell’incarico si è conclusa martedì 3 maggio con la partecipazione di quattro candidati, medici di Anestesia e Rianimazione, fra cui sarà scelto il primario del pronto soccorso.

Ci siamo nuovamente rivolti al Ministro Beatrice Lorenzin, al presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ai vertici dell’azienda sanitaria protagonista della vicenda con una lettera ufficiale, per protestare vivacemente contro quanto sta accadendo. Data la gravità delle violazioni e il danno indotto per il Ssn (anche per l’aspetto erariale), se la procedura non sarà bloccata, saremo costretti a presentare un esposto alla Procura, a tutela dei cittadini e dei professionisti che operano in Pronto Soccorso.

*La doppia firma vuole sottolineare la durata dell’impegno di Simeu sul caso, iniziata già a dicembre quando presidente nazionale era Gian Alfonso Cibinel e confermata con forza ora dall’attuale presidente Maria Pia Ruggieri.

Pronto-Net: una rete per la rilevazione dei pazienti in attesa nei Pronto soccorso

giovedì, dicembre 3rd, 2015

Parte da qui la proposta Simeu per gestire il sovraffollamento contenuta in un documento inviato al Ministero della Salute

@SilviaAlparone

La stagione invernale è alle porte e i pronto soccorso italiani sono già in difficoltà, con centinaia di pazienti in barella in attesa di un ricovero nei reparti ospedalieri. Per porre riparo alla situazione ed evitare il collasso del sistema dell’emergenza dello scorso anno, Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza lancia la rete di rilevazione dati in tempo reale Pronto-net e una possibile soluzione del sovraffollamento dei pronto soccorso italiani.

I dati della rete Pronto-net attivata dalla Simeu

Una rete di comunicazione “smart” tra i Pronto Soccorso del Paese, denominata Pronto-net per la raccolta di dati utili al Servizio sanitario nazionale: è stata promossa e rapidamente realizzata in queste ultime settimane da Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, coinvolgendo 42 ospedali metropolitani o provinciali, i più importanti di ogni regione. La prima rilevazione Pronto-Net si è tenuta fra il 16 e il 30 novembre scorsi. Ma la rete continuerà a funzionare, monitorando la situazione nei periodi di possibile criticità.

La prima rilevazione: 16-30 novembre 2015

La prima raccolta dati si è svolta tra il 16 e il 30 novembre e ha riguardato il problema del blocco dei ricoveri dai Pronto soccorso ai reparti, la causa principale del sovraffollamento dei dipartimenti di emergenza.

Hanno inviato dati 42 ospedali, di tutte le regioni, con disponibilità complessiva di posti letto variabile da 190 a 1183 (media pari a 686); gli accessi nel 2014 ai 42 PS sono stati in media 70.474 (193 al giorno), compresi tra 37.682 (103 al giorno) e 106.051 (290 al giorno); il campione di ospedali considerato ha accolto nel 2014 il 10,6% degli accessi totali nei PS italiani (2.537.000 su 24.000.000).

Alle 8 del mattino di lunedì 30/11/2015 erano presenti nei PS coinvolti 377 pazienti in attesa di ricovero, collocati in barelle nella maggioranza dei casi, in media 9 in ogni PS (con variazione da 0 a 39 pazienti), con un tempo massimo di permanenza in barella variabile da 0 a 144 ore (media 32 ore); la proiezione del dato su tutti gli ospedali del Paese consente di stimare in diverse centinaia ogni giorno il numero di pazienti in barella nei PS in attesa di un posto letto nei reparti, anche per molti giorni (fino a 6), un dato destinato a peggiorare criticamente nei mesi invernali. Il numero di pazienti in attesa di ricovero che possono essere curati e assistiti adeguatamente in un PS, senza ricadute negative sulle funzioni primarie del servizio di emergenza, è molto variabile; dipende dalla disponibilità di spazi e di personale, dalla collaborazione delle altre strutture ospedaliere e dal tempo di permanenza; lo standard internazionale di permanenza massima in PS di 2 ore dopo la decisione del ricovero è ampiamente “sforato” nel 76% nel campione oggetto dello studio, con situazioni critiche che riguardano circa 1/3 degli ospedali, in particolare quelli di alcune grandi città (Torino, Roma, Napoli e Palermo).

Le possibili soluzioni Simeu al sovraffollamento in un Policy Statement Affollamento PS_2015 inviato al Ministero della Salute

Il problema del sovraffollamento è un problema grave, che la Simeu ha analizzato in un recente convegno tenuto a Roma, dal titolo Il Pronto Soccorso e la folla.

I risultati del convegno e del lavoro svolto nei mesi precedenti sono stati condensati in un documento che propone strumenti di analisi e di monitoraggio e modalità di intervento organizzativo. Il documento è stato inviato al Ministero della Salute e sarà inviato a tutti gli assessorati regionali nei prossimi giorni, come base per un’alleanza tra le istituzioni e i professionisti della salute per affrontare la situazione.

Le proposte Simeu

La causa principale del sovraffollamento dei PS è l’impossibilità di ricoverare i pazienti nei reparti degli ospedali per indisponibilità di posti letto, dopo il completamento della fase di cura in PS; anche gli accessi inappropriati contribuiscono all’affollamento, ma solo in piccola parte (< 10%).

Il sovraffollamento dei PS è un problema diffuso in tutto il mondo sviluppato. In diversi Paesi con sistemi sanitari ad accesso universale (analoghi al SSN italiano), come la Gran Bretagna, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, il sovraffollamento è stato affrontato negli ultimi dieci anni con interventi mirati sul sistema, normativi e gestionali.In Italia il problema non è stato affrontato in modo sistematico e ha raggiunto proporzioni insostenibili, con permanenze in PS in barella dei pazienti anche diversi giorni. Questa situazione comporta anche una grave inefficienza, per l’aumento dei tempi complessivi di degenza in ospedale e conseguente incremento dei costi.

Ecco alcune delle proposte Simeu per affrontare e gestire il problema:

  • elaborazione di disposizioni nazionali e regionali sul sovraffollamento, con obiettivi per le regioni e per le aziende, collegati ad un sistema di incentivazioni/sanzioni, nell’ambito della costituzione di gruppi di lavoro tra istituzioni e società scientifiche sul tema del sovraffollamento, a livello nazionale e regionale;
  • definizione di standard omogenei per i tempi massimi di permanenza nei PS, dal momento della prima valutazione medica: meno di 6 ore per il 95% dei pazienti da dimettere e da ricoverare;
  • rilevamento regolaree trasmissione alle regioni e al ministerodi alcuni indicatori relativi all’affollamento dei PS, da rendere pubblici sui siti delle aziende: tempi complessivi di permanenza in PS, tempi di processo in PS, dall’arrivo alla prima valutazione – dall’inizio della valutazione alla decisione – dalla decisione del ricovero all’invio effettivo in reparto;
  • attivazione in ogni azienda/presidio (o anche area vasta) di una funzione centralizzata di gestione della risorsa posti letto (“bed management”) e di eventuali unità di pre-ricovero (holding units) e di pre-dimissione (discharge room)
  • elaborazione in ogni azienda sanitaria/ospedaliera e in ogni presidio sede di PS di un piano di gestione del sovraffollamento (PGS), così come esistono i piani per il massiccio afflusso di feriti (PEIMAF).

Un manifesto per l’emergenza-urgenza

giovedì, settembre 4th, 2014

 

@SilviaAlparone

 

Nasce dall’iniziativa delle principali società scientifiche del mondo dell’emergenza-urgenza, fra cui Simeu, unitamente alle organizzazioni sindacali del settore, il documento diffuso in questi giorni da Fimeuc che riassume in un elenco di 14 priorità le necessità principali di uno degli ambiti più delicati del servizio sanitario nazionale, per il triennio 2014-2016.

Il mondo dell’emergenza territoriale e ospedaliera vive in questi anni un processo di profonda trasformazione, parallelo ad altrettanto profondi cambiamenti nella richiesta della popolazione, a cui deve necessariamente far seguito una risposta in termini organizzativi, il più possibile omogenea su tutto il territorio nazionale, per garantire un alto standard del servizio ai cittadini.

Sul tema è uscita oggi un’intervista a Gian Alfonso Cibinel su Doctor33, consultabile a questo link, a cui si accede previa registrazione gratuita al sito.

 

Chi è Beatrice Lorenzin, il nuovo ministro della Salute

lunedì, aprile 29th, 2013

Cambio della guardia al ministero della Salute, con l’insediamento del nuovo Consiglio dei Ministri del Governo Letta: Renato Balduzzi ha ceduto il posto a Beatrice Lorenzin.

Sul sito del ministero si legge:

L’On. Beatrice Lorenzin è il Ministro della salute nel Governo presieduto dall’On. Enrico Letta.

Ha giurato nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 28 aprile 2013.

E’ il quinto Ministro della sanità-salute donna dopo Tina Anselmi, Mariapia Garavaglia, Rosy Bindi, Livia Turco.

Nata a Roma il 14 ottobre 1971, diploma di liceo classico, intraprende la sua carriera politica nell’ottobre 1997 con l’elezione, nella lista di Forza Italia, al Consiglio del XIII Municipio di Roma.

Nell’aprile 1999 è Coordinatore Regionale del Lazio del movimento giovanile di Forza Italia. Nel maggio 2001 è eletta Consigliere comunale di Roma. Unica donna nella coalizione di centrodestra, è Vicepresidente della commissione Donne Elette e Vicepresidente del Gruppo consiliare di Forza Italia.

Tra la fine del 2004 e la metà del 2006 è Capo della Segreteria Tecnica di Paolo Bonaiuti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l’informazione e l’editoria nel governo Berlusconi III. Nel maggio del 2005 è nominata Coordinatore Regionale di Forza Italia per il Lazio.

Dal settembre 2006 al marzo 2008 ha ricoperto il ruolo di Coordinatore Nazionale di Forza Italia – Giovani per la Libertà. Eletta alla Camera dei deputati nelle elezioni politiche del 2008 nella lista PdL, per la XVI Legislatura. Membro del Consiglio Direttivo del gruppo PdL alla Camera e della commissione Affari Costituzionali della Camera, della Commissione Bicamerale per l’Attuazione del Federalismo Fiscale, della Commissione Parlamentare per l’Infanzia.

Alle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013 viene riconfermata deputata alla Camera dei Deputati nelle liste del PDL.

In rete, e non solo, la sua nomina è stata accolta da felicitazioni, ma anche da critiche, concentrate sul fatto che non si sia mai occupata prima di sanità e sul suo titolo di studio, un diploma di maturità classica seguito dall’iscrizione a Giusrisprudenza, facoltà però mai conclusa.

Dice il Corriere della Sera: “Prima della politica, aveva lavorato al quotidiano ‘il Giornale di Ostia’. Poi l’iscrizione a Forza Italia dove ha scalato rapidamente gli incarichi nel partito: nel 1999 è coordinatore regionale del movimento giovanile e nel 2004 è a capo della segreteria di Paolo Bonaiuti, portavoce della Presidenza del Consiglio. Un’ascesa continua: nel 2005 la nomina a coordinatrice regionale e l’anno successivo l’incarico di coordinatore nazionale dei giovani del partito”.

Nel 2013 è stata candidata alla presidenza della regione Lazio con il PdL, ma poi la candidatura è passata a Francesco Storace.

 

Le prime parole del neo ministro, a margine di un incontro con i direttori generali del ministero in occasione del passaggio di consegne dall’ex ministro Renato Balduzzi, sono state: “Voglio lavorare tanto e anche voi – ha detto rivolgendosi ai suoi collaboratori – lavorerete tanto con me. I cittadini aspettano risposte. Già nei prossimi giorni apriremo alcuni tavoli sulle questioni da affrontare. Tra queste: il decreto staminali – approvato al Senato e ora fermo alla Camera – la questione dei ticket e i piani di rientro.

Beatrice Lorenzin è presente sui principali social network, con un profilo twitter, @bealorenzin, e una pagina facebook.





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